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Волшебные итальянские сказки / Fiabe italiane magiche - стр. 5

Un pomeriggio, quando ormai stava meglio, parlando con la madre, disse: “Sai, mamma, vorrei prendere moglie”. “Va bene, caro, va bene. Ti cercherò una brava ragazza, figlia di re, buona, di alto rango e brava in casa”. “L’ho già trovata, mamma!” “E chi è? La conosco?” “Non ti arrabbiare, mamma, quando te lo dirò. È la tua cameriera che mi ha rubato il cuore. Fra tutte le figlie di re che ho visto, neanche una mi è piaciuta come lei. Mi ha stregato il cuore”. Dopo qualche incertezza, il re e la regina acconsentirono alle nozze e si prepararono per il fidanzamento del figlio con la cameriera e fissarono la data delle nozze. La fidanzata del principe supplicò i sovrani affinché invitassero un certo re di sua conoscenza, che altri non era che suo padre[46]; ma si guardò bene dal rivelare a qualcuno che era la figlia di quel re.

Il giorno della benedizione nuziale arrivarono tutti gli invitati. La sera venne imbandito un pranzo grandioso, con portate di ogni genere, con mille bevande, con focacce e torte e tante altre cose buone, da leccarsi le dita quando le mangiavi. La sposa stessa aveva detto ai cuochi cosa dovevano cucinare. Ma fu proprio lei, con le sue stesse mani, a cucinare parte delle pietanze per un solo ospite. Poi ordinò ad una servetta di sua fiducia di portare in tavolo le pietanze da lei cucinate a quel re che era stato commensale. La servetta fece proprio come le era stato ordinato. Dopo che tutti gli invitati si furono messi a sedere attorno a quel tavolo, cominciarono a mangiare e a divertirsi a più non posso[47]. Il re invitato, cioè il padre della sposa, non riusciva a mangiare. Già da quando era arrivato non riusciva a staccare gli occhi dalla sposa, e sembrava che il cuore volesse dirgli qualcosa, ma non voleva credere ai suoi occhi. Il cibo non gli andava giù. Si meravigliava del perché tutti gli altri commensali mangiassero con tanto appetito delle pietanze che per lui non avevano gusto. Chiese al vicino che sedeva alla sua destra come gli sembrava il pranzo, e questo gli rispose che mai aveva mangiato delle pietanze così gustose. Il re assaggiò dal piatto del vicino e si rese conto[48] che effettivamente era molto buono. Lo stesso fece con il vicino di sinistra, e dopo questi due assaggi gli venne l’aquolina in bocca[49]. Finalmente, non potendo più trattenersi, si alzò in piedi e gridò: “Dimmi bene, re, mi hai invitato alle nozze di tuo figlio per prendermi in giro[50]?” “Guai a me[51], Maestà! Come puoi pensare una cosa simile? Come tutti possono vedere, onoro te come tutti gli altri re e senza fare differenza”. “Invece no, Maestà! Perdonami, ma le pietanze di tutti gli altri commensali sono buone da mangiare, ma le mie no!” Il re suocero si arrabbiò moltissimo e ordinò che tutti i cuochi si presentassero dinanzi a lui per rendere conto

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