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Лучшие итальянские сказки / Le migliori fiabe italiane - стр. 2

I ladri, non vedendolo più tornare, scensero a cercarlo nella stalla.

– Cecino, dove sei?

– Sono qui, – rispose una vocina, – sono in pancia a un cavallo!

– Quale cavallo?

– Questo qui!

I ladri sbuzzarono un cavallo, ma non lo trovarono.

– Non è questo. In che cavallo sei?

– In questo! – e i ladri ne sbuzzarono un altro.

Così continuarono a sbuzzare un cavallo dopo l’altro finché non li ebbero ammazzati tutti, ma Cecino non l’avevano trovato. S’erano stancati e dissero:

– Peccato![19] l’abbiamo perso! E per di più[20] abbiamo perso tutti i cavalli! Presero le carogne, le buttarono in un prato e andarono a dormire.

Passò un lupo affamato, vide i cavalli sbuzzati e ne fece una scorpacciata. Cecino era ancora là nascosto nella pancia d’un cavallo e il lupo lo ingoiò. Quando al lupo tornò fame e si avvicinò a una capra legata in un campo, Cecino di là dentro si mise a gridare:

– Al lupo, al lupo! – finché venne il padrone della capra e fece scappare[21] il lupo.

Il lupo disse: “Come mai faccio queste voci? devo aver la pancia piena d’aria!”, e cominciò a cercare di buttar fuori l’aria. “Be’, adesso non l’avrò più, – pensò. – andrò a mangiare una pecora”.

Ma quando fu vicino alla stalla della pecora, Cecino dalla sua pancia ricominciò a gridare:

– Al lupo! Al lupo! – finché non si svegliò il padrone della pecora.

Il lupo era preoccupato. “Ho ancora quest’aria nella pancia che mi fa fare questi rumori”, – e ricominciò a cercare di buttarla fuori. Spara fuori aria, una volta, due volte, alla terza saltò fuori anche Cecino e si nascose in un cespuglio. Il lupo, sentendosi liberato, tornò verso le stalle.

Passarono tre ladri e si misero a contare i denari rubati. Uno dei ladri cominciò:

– Uno, due, tre, quattro, cinque…

E Cecino, dal cespuglio:

– Uno, due, tre, quattro, cinque…

Il ladro disse ai compagni:

– State zitti che mi confondete. Chi dice una parola l’ammazzo.

Poi riprese a contare:

– Uno, due, tre, quattro, cinque…

E Cecino:

– Uno, due, tre, quattro, cinque…

– Ah, non vuoi star zitto? – dice il ladro ad uno dei compagni. – Ora t’ammazzo!

E l’ammazza. E all’altro:

– Tu se vuoi fare la stessa fine sai come hai da fare…

E ricomincia:

– Uno, due, tre, quattro, cinque…

E Cecino ripete:

– Uno, due, tre, quattro, cinque…

– Non sono io che parlo, – disse l’altro ladro, – ti giuro, non sono io…

– Io t’ammazzo! – E l’ammazzò. – Ora sono solo, – si disse, – potrò contare i denari in pace. Uno, due, tre, quattro, cinque…

E Cecino:

– Uno, due, tre, quattro, cinque…

Al ladro si rizzarono i capelli sulla testa:

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